Fonte: Sito Nazionale GREENPEACE
28 Giugno 2019
Aste al doppio ribasso sul cibo: verso il divieto
Il disegno di legge approvato ieri alla Camera che vieta il ricorso alle “aste elettroniche al doppio ribasso” è un passo in avanti molto importante proprio per scardinare questo meccanismo, che inevitabilmente finisce per abbassare non solo i prezzi, ma anche la qualità dei prodotti, insieme alla loro sostenibilità ambientale e sociale.
Il provvedimento, frutto del lungo lavoro coordinato dall’Associazione “Terra!” con le campagne #FilieraSporca e #Astenetevi, si muove nella direzione della tutela di tutti gli anelli della filiera, finora troppo sbilanciata a favore delle grandi catene di supermercati e discount, con pochissimo margine per i produttori, soprattutto se rappresentati da piccole aziende agricole.
La strage delle piccole produzioni
Una situazione che non è affatto nuova per il nostro Paese, che tra il 2004 e il 2016 ha perso oltre 320 mila aziende (un calo del 38 per cento), vedendo però crescere la percentuale di quelle grandi (+23%) e molto grandi (più 21%). Una vera “strage” di piccole produzioni.
Nel provvedimento approvato ieri è contenuto anche un impegno per il governo a sostenere le imprese che promuovono filiere etiche di produzione, “che osservino parametri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica”. Una richiesta che Greenpeace sta facendo da tempo alle istituzioni europee e italiane, per utilizzare l’enorme risorsa rappresentata dai fondi europei della Politica Agricola Comune (PAC) proprio a sostegno delle piccole attività che adottano sistemi sostenibili e producono qualità.
Per farlo, però, occorre spostare questi fondi dalle grandi produzioni intensive, sempre più insostenibili dal punto di vista ambientale, e usarli per sostenere una transizione verso produzioni che puntino più alla qualità che alla quantità, soprattutto nel caso dei prodotti di origine animale.
La nuova PAC presto all’ordine del giorno
La prosecuzione della discussione della “nuova” PAC, avviata dalla precedente legislatura europea, sarà presto all’ordine del giorno del nuovo Parlamento europeo e dei Ministeri italiani competenti, a partire da quello dell’Agricoltura.
Se non sarà chiara l’inversione di rotta, il rischio è che i numeri dello sfruttamento dei lavoratori, dell’inquinamento ambientale e della perdita di aziende italiane cambino solo nelle intenzioni e non nella realtà.